La sua nuova performance, patrocinata moralmente dalla Città di Matera, dalla Fondazione Matera Basilicata 2019 e dal Monte Verità di Ascona, la vede in cammino in un viaggio solitario mentre attraversa confini geografici, sociali e intimi, con l’intento di elevare la vita stessa ad opera d’arte.
“In questo viaggio di consapevolezza, ho ritenuto importante partire sperimentando una condizione di estrema umiltà e mancanza di certezze, non avendo altro che il mio zaino e le mie gambe, e non sapendo se il giorno successivo avrò dove dormire e da mangiare.
Questa condizione mi porta a vivere completamente nel presente e a connettermi con gli altri esseri umani e con la madre Terra, ricordandomi l’impermanenza della vita -dichiara l’artista- e soprattutto a ritrovare l’umanità’ che rischiamo di perdere.“

Dalle caverne della sua città di origine, Matera, giungerà in Africa alla caverna dove l’Homo Sapiens è sopravvissuto all’Era glaciale evidenziando che la migrazione è parte dell’evoluzione umana a della sua Natura come la scienza ha rilevato con la scoperta del gene DRD4 R7 presente nel 20%della popolazione detto anche il wonderlust gene.
Da Montagnola (CH) dove l’artista ha vissuto gli ultimi anni e luogo che ha adottato Hermann Hesse, tornerà in India.
Un lavoro creativo autentico rende solitari, richiedendo da noi qualcosa che dobbiamo togliere al benessere della vita, affermava il premio Nobel Hermann Hesse di cui quest’anno ricorre il centenario della sua opera più nota, Siddharta, alla quale l’artista si ispira per questa performance che ci ricorda che la vita è un viaggio di consapevolezza.

Dalla comunità utopica e pioniera degli inizi del Novecento del Monte Verità di Ascona (CH)
andrà alla ricerca delle moderne comunità utopiche ecologiste e pacifiste, che anelano a nuovi modi di vivere in armonia. La Responsabile Cultura del Monte Verità, Nicoletta Mongini, dichiara a questo proposito: “Gli anni che stiamo attraversando evidenziano la straordinaria attualità delle tematiche che sono state alla base della storia di questo luogo e il progetto di Ciriaca Erre vi si accosta da diversi punti di vista. Il ritorno all’essenza originaria non in una dimensione teorica ma pratica e quotidiana, l’essere e non il pensare, evidenziano la prospettiva dell’artista di immergersi in un esercizio di vita che rimanda agli insegnamenti che hanno ispirato la fondazione della colonia dei primi del ‘900”.
Visiterà l’ultima civiltà matriarcale in Cina dove il matrimonio non esiste e dalla Pagoda della Pace di Londra marcerà insieme con alcuni monaci attivisti per poi spingersi nel paese più felice dell’America Latina che ha abolito l’esercito.

L’artista, che si nutre da anni principalmente di frutta, verdura cruda, nel viaggio sperimenterà il foraging (la ricerca di risorse alimentari selvatiche), sulle spalle solo l’essenziale e una tenda.
Questo progetto è legato alla sua ricerca sulle “identità sospesa”, tema caro all’artista e sviluppato nelle sue precedenti performance, tra cui I’m free take a piece of me al Museo della Permanente di Milano, focalizzate sulla filosofia della “semplicità volontaria‘’ che anela all’essenziale, a un ritorno alla Natura. Vuole essere un tributo ad alcune delle figure che più di tutte l’hanno ispirata, personaggi che hanno perseguito nella vita e descritto nei loro testi, i temi della libertà, della ricerca della vera essenza dell’uomo nella sua relazione con Madre Natura, come Ippazia, Diogene, Darwin, Hermann Hesse, i filosofi Henry David Thoureau e Michel Foucault, Gandhi.
