imageAPOPHENIA
Ciriaca+erre 2012-2020,
serie fotografica in lavorazione

L’apofènia (dal greco ἀποφαίνω, «apparire, far diventare») è definibile come il riconoscimento di schemi o connessioni in dati casuali o senza alcun
senso. Il termine è stato coniato nel 1958 da Klaus Conrad, che la definì come una
“immotivata visione di connessioni” accompagnata da una “anormale
significatività”.
In origine, Conrad descrisse il fenomeno in relazione alla distorsione della realtà presente in alcune forme di psicosi, ma il termine è diventato sempre più usato per descrivere questa tendenza in individui sani,in quanto la nostra mente tende naturalmente e normalmente a “mettere insieme” ciò che è separato, ad attribuire significati a cose che non ne hanno.

Il concetto di Apophenia è strettamente correlato alla pratica artistica che ci predispone a vedere qualcosa che va oltre quello che stiamo vedendo. Secondo il neurologo svizzero Peter Brugger, gli esseri umani hanno la tendenza pervasiva a scorgere ordine nelle configurazioni casuali. Non solo, ma «la propensione a vedere connessioni tra oggetti o idee senza alcuna relazione apparente tra loro accomuna fortemente la psicosi alla creatività.
Gli individui con la sindrome di Asperger, invece, potrebbero in realtà essere consci dell’esistenza di schemi nascosti: piuttosto che essere a conoscenza di schemi inesistenti, gli individui autistici potrebbero essere a conoscenza di strutture definite in situazioni apparentemente insensate per gli altri.


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